Affrontare una difficoltà da soli o chiedere aiuto a un professionista?

La risposta è: dipende.

 

In generale, se il problema non è troppo grave, possiamo provare a gestirlo da soli.  Se facciamo fatica e sentiamo il bisogno di un supporto esterno, possiamo rivolgerci a un counselor (consulente); ma se il problema è davvero serio, se limita le nostre azioni e ci intrappola, allora è necessario rivolgersi a professionisti della salute mentale.

 

Lascia che te lo spieghi con una metafora:

 

Immagina di trovarti su un sentiero boschivo. Ogni tanto, lungo il cammino, ti trovi davanti a degli ostacoli.  Alcuni di essi sono piccoli e facilmente superabili con un piccolo sforzo personale, magari con un semplice salto. Altri ostacoli sono più impegnativi e richiedono una maggiore abilità e impegno per essere superati, forse con un po’ di arrampicata, aiutati da una guida.

Altre volte però ti trovi di fronte a una barriera così massiccia e invalicabile che sembra oscurare l’intero sentiero. Non importa quanto tu possa tentare, da solo non riesci ad oltrepassarla. È come se fossi circondato da mura impenetrabili che ti imprigionano.

 

Quindi ci sono vari livelli di difficoltà, ma possiamo affrontare le sfide da soli quando siamo in grado di uscirne. Se invece ci troviamo di fronte a un ostacolo che sembra arduo da oltrepassare o addirittura insuperabile, non esitiamo a chiedere aiuto a un professionista.

 

Ma come orientarci nella scelta ?

 

Qui sotto trovi un brevissimo cenno sui diversi professionisti che si occupano dell’aiuto alla persona.   In caso di necessità, però, ti consiglio di approfondire con cura queste informazioni in modo da poter fare una scelta consapevole del professionista al quale rivolgerti.

 

Counselor:   Il counselor è un professionista che accompagna le persone in un percorso di chiarificazione con se stessi e fornisce supporto su problemi personali, relazionali o professionali concentrandosi su una problematica specifica e temporanea.  I counselor non sono abilitati a fare diagnosi cliniche né a fornire terapie per disturbi mentali invalidanti.

 

Psicologo:   Lo psicologo è un professionista che può svolgere molte attività diverse, tra cui diagnosi cliniche,  valutazione delle problematiche psicologiche, consulenza, e formazione.

Fra le motivazioni che spingono più spesso a rivolgersi a uno psicologo ci sono: depressione e disturbi della personalità.

 

Psicoterapeuta:   Lo psicoterapeuta è un professionista che ha completato una formazione specialistica nel campo della psicoterapia, dopo aver ottenuto una laurea in psicologia o in medicina. Gli psicoterapeuti sono abilitati a fornire trattamenti psicoterapici per una vasta gamma di disturbi mentali.

 

Psichiatra:   Lo psichiatra è un medico specializzato in psichiatria. Può prescrivere farmaci psicotropi e fornire trattamenti medici per disturbi mentali. Oltre alla terapia farmacologica, gli psichiatri possono anche offrire psicoterapia, se hanno ricevuto una formazione specifica in tale ambito.

Il Counseling Strategico Relazionale

Il Counseling Strategico Relazionale (CSR) è un innovativo modello di counseling sperimentato e insegnato dal Dr. Antonio Quaglietta, psicologo e counselor, che integra la PNL Sistemica di Robert Dilts, il Problem Solving Strategico di Giorgio Nardone e il Counseling Relazionale di Vincenzo Masini.

Si concentra sull’aiuto pratico e rapido al cliente per risolvere le difficoltà attuali e sviluppare potenzialità razionali, emotive e relazionali. Il processo aiuta il cliente a cambiare agendo e ampliando la consapevolezza di sé, ristrutturando la visione personale e acquisendo nuovi modelli emotivo-relazionali.

 

 

* PNL Sistemica “ecologica”, cioè una PNL (Programmazione Neurolinguistica) che tiene conto delle implicazioni più ampie delle nostre azioni e dei nostri comportamenti sul benessere del sistema in cui ci troviamo inseriti, che sia l’ambiente lavorativo, familiare o sociale.  Questo approccio spinge quindi a considerare non solo il beneficio personale, ma anche quello collettivo e ambientale, cercando di creare armonia e equilibrio nel sistema nel suo complesso.

 

 

* Problem Solving Strategico è un modello sviluppato negli Stati Uniti e perfezionato, in Italia, da Giorgio Nardone, negli anni ’80,  che  si può applicare a qualunque tipologia di problemi e in ambiti anche molto diversi tra loro. 

E’ un modello che si basa su logiche non ordinarie e si caratterizza da una serie di esercizi e procedure flessibili, ma rigorose, che permettono di risolvere problemi anche complessi in tempi brevi.

 

Il Problem Solving Strategico ci svela come tendiamo a risolvere i problemi, spesso continuando a reiterare quei comportamenti che si sono dimostrati utili in passato, ma che potrebbero rivelarsi fallimentari nel presente in quanto non adatti a ogni situazione, e incoraggiandoci a cambiare il nostro modo di agire.

 

Utilizzando l’approccio strategico lavoreremo sul presente piuttosto che sul passato, cercheremo di capire “come funziona” il problema, piuttosto che chiederci “perché esiste”, e andremo a caccia delle “soluzioni” piuttosto che ricercarne le “cause”.

 

 

* Counseling Relazionale favorisce lo sviluppo della coscienza e delle capacità affettive del cliente.

 

Questo approccio pone il focus sul rapporto tra il counselor e il cliente, considerando il counselor come un educatore o ri-educatore del cliente verso una migliore comprensione e gestione delle relazioni umane.

In questo contesto, l’obiettivo non è solo risolvere un problema specifico, ma piuttosto sviluppare la consapevolezza del cliente, aumentare la sua capacità affettiva e migliorare la sua relazione con sé stesso, gli altri e il counselor stesso.

Masini enfatizza lo sviluppo degli stati di coscienza del cliente e l’incremento della sua consapevolezza emotiva, promuovendo un approccio centrato sulla persona e sulle relazioni.

Invece di concentrarsi esclusivamente sugli obiettivi performativi, come in alcuni modelli di counseling, il focus è sull’arricchimento personale e sul miglioramento delle capacità relazionali del cliente.

 

L’Importanza di Affrontare il Dolore

Il dolore è un’emozione fondamentale che tutti noi sperimentiamo, sebbene la nostra società tenda a evitarlo a tutti i costi. Questo approccio può sembrare utile nel breve termine, ma le conseguenze di non affrontare il dolore possono essere gravi.

 

In questo articolo, esploreremo perché è essenziale attraversare il dolore per superarlo e come possiamo farlo in modo sano e costruttivo.

 

L’Incomprensione del Dolore nella Società Contemporanea

Viviamo in una cultura che spesso considera il dolore come qualcosa di patologico, da nascondere o da ignorare. Anche dopo un lutto, ad esempio, molte persone si sentono costrette a tornare subito alla vita di tutti i giorni, evitando di confrontarsi con la propria sofferenza. Tuttavia, questo atteggiamento può addirittura prolungare e intensificare il dolore, rendendo più difficile il processo di “guarigione”.

 

Il dolore è una delle quattro emozioni di base, insieme alla paura, alla rabbia e al piacere. Ha una funzione adattativa fondamentale: ci aiuta a elaborare la perdita e a recuperare l’equilibrio emotivo. Ignorarlo può portare a problemi più seri, come disturbi psicologici e fisici, perché il dolore richiede tempo e attenzione per essere elaborato correttamente.

 

Il Lutto

Oggi, rispetto al passato, l’elaborazione del lutto è diventata un compito più difficoltoso e doloroso.

La vita si è allungata e il contesto in cui viviamo è profondamente mutato: molti dei nostri bisogni primari sono soddisfatti, lasciandoci più tempo per riflettere sugli eventi traumatici.

Il lutto, quindi, è spesso vissuto con un’intensità e una profondità maggiori rispetto a prima.

 

In passato, il lutto era accompagnato da riti che avevano un valore sociale che coinvolgevano l’intera comunità mentre oggi tendiamo a minimizzare l’evento della morte per evitare il malessere che ne deriva, quasi come se nessuno morisse più.

Affrontiamo la morte solo quando ci colpisce direttamente, di fronte alla perdita di una persona cara, e in quei momenti ci sentiamo impreparati.

 

Quando il lutto ci colpisce, ci troviamo a dover affrontare una trasformazione profonda. La morte strappa via la persona amata e la vita di chi resta si trasforma radicalmente.

 

Nelle prime settimane, il lutto è spesso attenuato dagli impegni pratici e dal supporto di amici e familiari, ma ben presto si entra in un periodo di dolore profondo e solitudine e un grande senso di smarrimento prende il sopravvento.

La perdita può essere devastante, capace di distruggere tutti i punti di riferimento e costringendoci a reinventare il nostro futuro.

 

Durante il lutto, possiamo attraversare diverse fasi, che non seguono necessariamente un ordine lineare e possono variare in intensità e durata per ciascuno di noi.

 

LE FASI DEL LUTTO:

 

Negazione:

In questa fase, si fatica ad accettare la realtà della perdita, vivendo in uno stato di negazione. Emotivamente si osserva un’assenza di reazione: si è consapevoli di ciò che è successo ma non si vuole, e non si può, accettarlo.

Questo meccanismo difensivo protegge dall’angoscia e dal rischio di essere sopraffatti dal dolore della perdita.

 

Rabbia e Dolore: Un Doppio Legame

Questa fase rappresenta il momento in cui si inizia a reagire emotivamente alla perdita.

La rabbia nasce dal profondo, dall’inconsolabile senso di ingiustizia e dal bisogno insoddisfatto di trovare un colpevole. Si dirige verso il destino, verso il mondo intero, verso se stessi e, a volte, persino verso la persona perduta.

È una fiamma che brucia, alimentata dal dolore e dall’impotenza.

Ogni parola non detta, ogni gesto mancato, ogni attimo che non tornerà mai più, diventa legna da ardere per questo fuoco insaziabile.

In questa fase, il dolore cerca una via di sfogo. Ogni momento di tranquillità sembra una provocazione, ogni sorriso un insulto alla memoria del perduto. La rabbia è un’ombra che oscura i giorni, rendendo ogni interazione con il mondo esterno una battaglia tra il voler comunicare il proprio dolore e il desiderio di isolarsi dal resto dell’umanità.

 

Questo stato d’animo si manifesta in molte forme: esplosioni di ira contro chi cerca di confortare, rancore verso chi continua la propria vita come se nulla fosse, risentimento verso un Dio o un destino percepiti come crudeli e indifferenti.

 

Questa fase rappresenta anche il momento del rifiuto, della chiusura e del ritiro in sé.

 

 

Accettazione:

Quando si arriva a questa fase si ha avuto modo di elaborare quanto è successo e si riesce ad accettare con consapevolezza la propria condizione.

Non ci si sente più travolti dal destino ma si sceglie di gestire il dolore senza che esso sparisca.

 

In questa fase si tende a raccogliersi, a cercare con maggiore intensità la vicinanza delle persone che ci circondano. Si è riusciti a superare, almeno in parte, il senso di colpa di fronte all’idea di essere ancora vivi e di gioire.

Durante questa fase possono sempre e comunque essere presenti sentimenti di rabbia e depressione, ma di intensità più moderata.

 

Riorganizzazione:

Infine, si raggiunge una fase in cui si accetta la realtà della perdita.

Il dolore non è scomparso, ma si è trovato un modo per convivere con esso e continuare a vivere.

In questa fase gli aspetti acuti del dolore cominciano a ridursi e la persona afflitta comincia ad avvertire un ritorno alla vita.

La persona perduta viene ora ricordata con un senso di gioia, ma anche di tristezza, e la sua immagine viene interiorizzata.

 

La persona comincia a riorganizzare la propria vita e ricomincia a vivere piuttosto che continuare a sopravvivere.

 

 

Il Supporto Sociale

Condividere il dolore con gli altri è fondamentale per la guarigione. Tuttavia, molte persone tendono a occultare il proprio dolore per non disturbare gli altri.

In passato, il dolore era condiviso comunitariamente, un aspetto che aiutava a disinfettare simbolicamente la ferita emotiva. Oggi, è importante trovare modi per ricevere supporto, anche se solo virtuale, e non esitare a chiedere aiuto.

 

 

IL COUNSELOR : Un Supporto Professionale nell’Elaborazione del Lutto

La perdita di una persona cara è uno degli eventi più dolorosi che possiamo sperimentare nella vita. Ogni individuo affronta il lutto in modo unico, ma il dolore, la confusione e il senso di vuoto sono sentimenti comuni a molti. In questo contesto, intraprendere un percorso di Counseling può rivelarsi una risorsa preziosa per chi sta cercando di elaborare un lutto. Vediamo insieme come il Counseling può aiutare ad attraversare questo difficile periodo.

 

Comprendere e Accettare le Emozioni

Uno dei primi ostacoli del lutto è dover fare i conti con una moltitudine di emozioni intense e spesso in conflitto tra loro.

Tristezza, rabbia, senso di colpa, e persino sollievo possono emergere in modi inaspettati. Un Counselor esperto fornisce uno spazio sicuro e non giudicante dove poter esprimere liberamente questi sentimenti. Attraverso il dialogo, il Counselor aiuta la persona a riconoscere e comprendere le proprie emozioni, favorendo un’accettazione graduale e sana del proprio vissuto emotivo.

 

Offrire Sostegno e Ascolto Attivo

Durante il lutto, sentirsi ascoltati e compresi è fondamentale. Spesso, amici e familiari, pur con le migliori intenzioni, possono non essere in grado di offrire il supporto necessario. Un Counselor, grazie alla sua formazione, è in grado di praticare l’ascolto attivo, fornendo un sostegno empatico e rispettoso. Questo tipo di supporto professionale permette alla persona in lutto di sentirsi meno sola nel proprio percorso, riducendo il senso di isolamento che spesso accompagna la perdita.

 

Facilitare il Processo di Elaborazione

Elaborare un lutto significa dare un senso alla perdita e integrare l’assenza della persona cara nella propria vita. Il percorso di Counseling mette a disposizione della persona in lutto strumenti e tecniche specifiche per aiutare questo processo. Attraverso esercizi mirati, riflessioni guidate e tecniche di visualizzazione, il Counselor supporta la persona nel trovare nuovi significati e prospettive. Questo può includere la creazione di rituali personali per onorare la memoria del defunto o l’esplorazione di nuovi modi di vivere la propria quotidianità.

 

Favorire l’Adattamento e la Resilienza

Il percorso di lutto non ha una fine definitiva, ma evolve nel tempo. Un buon percorso di counseling non si limita a gestire il dolore immediato, ma mira a sviluppare la resilienza della persona, preparandola ad affrontare le sfide future. Lavorando su aspetti come l’autostima, le risorse interne e le reti di supporto esterne, il Counselor aiuta a costruire una base solida per affrontare la vita con maggiore fiducia e serenità.

 

Fornire Strumenti Pratici per la Vita Quotidiana

Oltre al supporto emotivo, il Counselor offre anche strumenti pratici per gestire le difficoltà quotidiane che possono sorgere durante il lutto. Questo può includere tecniche di gestione dello stress ed esercizi di rilassamento, nonché strategie per migliorare l’alimentazione e la cura di sé. Questi strumenti pratici sono essenziali per mantenere un equilibrio psicofisico durante un periodo di grande vulnerabilità.

 

Conclusione

Affrontare un lutto è un momento della vita complesso ed è cruciale riconoscere che non esiste un tempo giusto per l’elaborazione. La persona che ha subìto la perdita ha diritto di stare male e il dolore è necessario.

 

Un percorso di Counseling offre un sostegno professionale che aiuta a trasformare il dolore in un percorso di crescita personale e di riscoperta della propria forza interiore.

 

Risorse per l’Elaborazione del Lutto

La Scrittura Riflessiva : Uno strumento prezioso per incontrare il proprio Dolore

 

È importante creare spazi e momenti specifici per affrontare il dolore quotidianamente. Questo può significare prendersi del tempo per piangere, riflettere o semplicemente sentire il proprio dolore senza cercare di sopprimerlo.

 

Scrivere un diario è un metodo efficace per esprimere ed elaborare le proprie emozioni, specialmente nei momenti di crisi.

 

 

Ecco come puoi fare:

 

Crea uno spazio tranquillo: Trova un luogo silenzioso e confortevole dove puoi essere da solo con i tuoi pensieri e le tue emozioni.

 

Prenditi del tempo:  Dedica almeno 10-15 minuti alla pratica. Assicurati di non essere disturbato durante questo periodo.

 

Scrivi il tuo diario:   Concediti il permesso di esprimere tutti i tuoi pensieri, sentimenti e ricordi. Parla di quanto la persona ti manchi, delle cose che avresti voluto dire o fare insieme e delle emozioni che provi nel tuo cuore.

 

       Mentre scrivi
      * non fermarti a rileggere, modificare o cancellare ciò che hai appena scritto, non cercare di prendere il controllo di ciò che
         stai scrivendo. Anche se scrivi qualcosa che non intendevi scrivere, lascialo lì;
      * Non evitare le parti difficili e inquietanti del dolore… a volte è proprio lì che avviene la migliore elaborazione e guarigione;
      * Se vuoi e se te la senti,  disegna o dipingi il tuo dolore.

 

Esprimi gratitudine: Anche se può sembrare difficile, cerca di includere nella tua lettera momenti di gratitudine per il tempo trascorso insieme alla persona cara. Riconoscere le cose positive che hai vissuto insieme può aiutarti a onorare il loro ricordo in modo amorevole.

 

Concludi:  con un messaggio di addio, di amore o di ringraziamento. Scrivi ciò che senti nel tuo cuore e firma con il tuo nome.

 

Sii compassionevole e gentile con te stesso. Questo è un momento sacro e di cura, solo tuo.

 

 

Alcuni spunti …

 

  • Oggi il mio corpo si sente…
  • Oggi mi sono sentito molto…
  • Oggi mi manca davvero…
  • Il momento più difficile della giornata è…
  • Hai provato rabbia, odio, colpa, terrore, risentimento, rabbia e/o gelosia nel tuo lutto?
  • Che aspetto hanno per te le tue esplosioni di dolore o gli attacchi di dolore?
  • Cosa puoi fare per abbracciare la tua tristezza invece di allontanartene?
  • Di cosa hai più paura dopo la perdita?
  • Ti ritrovi a giudicare le tue reazioni legate al dolore? Se sì, come?
  • In che modo il dolore del tuo lutto cerca di attirare la tua attenzione?
  • Cosa significa per te andare incontro al tuo dolore?
  • Quando penso alla mia perdita, mi sento…
  • Mi sento più legato alla persona amata quando…
  • Posso onorare la persona amata con…
  • Un ricordo confortante della persona amata è…
  • Come ti senti riguardo al pensiero di superare il lutto?
  • Quali sono le tre persone che potrebbero essere naturalmente dei buoni compagni per te nel tuo viaggio nel lutto?
  • Quanto eri legato a chi hai perso?
  • Descrivi le circostanze della perdita. Come ne sei venuto a conoscenza? Era previsto o inaspettato?
  • In che modo continui a ricordare i momenti speciali (compleanno/anniversario)?
  • Hai qualche regola familiare su come affrontare il lutto?
  • In che modo questa perdita ha influenzato il tuo sistema di credenze?
  • Gli altri intorno a te giudicano le tue reazioni legate al dolore? Come ti fa stare ?
  • Hai avuto sogni o esperienze mistiche sulla tua perdita? Se sì, puoi descriverlo e come ti sei sentito a riguardo?
  • La fede ti aiuta mentre ti muovi verso la riconciliazione della tua perdita?
  • Quali segni di riconciliazione con la tua perdita vedi in te stesso?
  • Quali cambiamenti hai visto in te stesso dopo aver sofferto della tua perdita?
  • I tuoi valori sono cambiati da quando hai iniziato a soffrire? Come?
  • Come sono cambiate le tue opinioni su Dio e sulla spiritualità dopo il lutto?
  • Credi di avere uno scopo nella vita? Quale? Se no, perché no?
  • Come puoi onorare la vita della persona che piangi?
  • Elenca le perdite secondarie che stai riscontrando a causa della tua perdita.

          Gli esempi possono essere correlati a:

           perdita di sé (identità, fiducia, salute, personalità),

           sicurezza (emotiva, fisica, finanziaria, stile di vita)

           significato (obiettivi, sogni, fede, volontà, gioia).

 

 

Spero che questa pratica ti aiuti a trovare il coraggio di affrontare le tue emozioni e possa portarti un po’ di pace e conforto durante questo periodo difficile.

 

Abbi cura di te.

 

 

OVERTHINKING

Overthinking:

Che cos’è, cause e strategie per superarlo

 

Il nostro cervello è in grado di produrre un flusso costante di pensieri, un processo naturale perché la nostra mente è sempre al lavoro. Tuttavia, quando questo flusso di pensieri intrusivi e ripetitivi diventa eccessivo, può trasformarsi in un vero e proprio disagio. Questa condizione mentale, nota come overthinking, porta a rimuginare su situazioni, problemi o eventi, passati o futuri, generando ansia e stress, che possono interferire con il nostro benessere, impedendoci di vivere pienamente il presente e di prendere decisioni efficaci.

 

Perché si cade nell’overthinking?

 

Questo fenomeno è in gran parte causato dal contesto sociale odierno e dai ritmi frenetici a cui siamo sottoposti. Vivere a un ritmo accelerato è diventato la norma, spingendoci a distogliere l’attenzione dal presente e a concentrarci continuamente su altro. L’incessante flusso di input esterni che riceviamo ogni giorno rende difficile disconnettere la mente, che inizia così a produrre pensieri in modo spontaneo e quasi inconscio. In situazioni di incertezza o preoccupazione, il nostro cervello tende a elaborare eccessivamente le informazioni nel tentativo di trovare soluzioni, contribuendo ulteriormente all’overthinking.

 

Le Radici dell’Overthinking: Perfezionismo, Bassa Autostima, Esperienze Traumatiche e Sovraccarico Informativo

 

Il fenomeno dell’overthinking può riguardare:

 

  • Le persone “perfezioniste”, che spesso temono di commettere errori o di non raggiungere gli elevati standard che si sono prefissate.
  • Chi ha una bassa autostima e dubita costantemente delle proprie capacità e decisioni.
  • Chi ha vissuto eventi traumatici o esperienze negative, perchè tende a cercare di evitare che situazioni simili si ripetano.

Inoltre, nel mondo moderno, siamo costantemente bombardati da informazioni e opinioni, il che può sovraccaricare il nostro cervello e portarlo a elaborare eccessivamente.

 

 

Come mettere a tacere i pensieri?

 

Il pensiero eccessivo può essere un segnale di livello elevato di stress. 

 

Di seguito sono elencati alcuni esercizi da poter mettere in pratica per provare a mettere a tacere i pensieri intrusivi. Tuttavia, se questo non bastasse, possiamo affidarci all’esperienza di un Counselor che ci aiuterà a esplorare i pensieri negativi e a sviluppare strategie per cambiarli.

 

1.Attenzione ai pensieri che generano stress

Identificate i pensieri ricorrenti che vi generano stress e ansia. Osservateli senza giudicarli, come se fossero foglie trascinate dalla corrente di un fiume, e subito dopo, lasciateli andare.

 

2. Concentrarsi sul  “qui e ora”

Quando arrivano i pensieri ricorrenti, cercate di spostare l’attenzione sui dettagli di ciò che state facendo o sperimentando in quel momento: il ritmo del vostro respiro, i rumori dell’ambiente in cui vi trovate, gli odori che sentite, oppure osservate i particolari di un oggetto davanti a voi; questo vi aiuterà ad interrompere il flusso dei pensieri e a concentrarvi sul “qui e ora”.

 

3. Coltivare la resilienza mentale

Per aiutarvi a gestire meglio le incertezze e le difficoltà, evitando di venire risucchiati dal vortice dei pensieri, dedicatevi a pratiche come il journaling (la scrittura del diario), la gratitudine e il rafforzamento delle relazioni sociali.

 

4. Fare attività fisica

L’esercizio fisico regolare aiuta a ridurre lo stress, migliorando l’umore e aiutando a liberare la mente dai pensieri ossessivi.

 

5. Stare a contatto con la natura

Ogni volta che potete, state a contatto con la natura. Fare una passeggiata nel verde, o in riva al mare, può aiutarvi a ristabilire l’equilibrio, allontanandovi dai pensieri negativi.

 

6. Impostare obiettivi realistici

Stabilire obiettivi chiari e raggiungibili può ridurre il bisogno di perfezione e la conseguente tendenza all’overthinking. Lavorare su piccoli passi concreti aiuta a mantenere il focus e a sentirsi più in controllo.

 

7. Tecniche di Rilassamento

Pratiche come il rilassamento muscolare progressivo, la respirazione profonda e lo yoga possono ridurre lo stress e migliorare la capacità di gestire i pensieri intrusivi.

 

 

CONCLUSIONE

 

L’overthinking è una sfida comune che può avere un impatto significativo sulla qualità della vita. Comprendere le cause sottostanti e adottare strategie pratiche per gestirlo può portare a una mente più serena e a una vita più equilibrata. La chiave è essere pazienti con se stessi.